Veramente pietoso... Infatti, io da sempre mi affido solo alla mia propria responsabilità. E, visto, che in 25 anni mi è andata bene, probabilmente ho qualche possibilità in piú di poter decidere con successo se indossare il salvagente o no.
Sono nato in Liguria; ho imparato a nuotare durante le mareggiate; so bene cosa vuol dire un mare pericoloso; conosco i miei limiti. Tuttavia, quando sono andato la prima volta alle Maldive, un mare completamente diverso da quello ligure, mi sono informato prima sui pericoli e ho cosí saputo che il principale è proprio la corrente.
Cosí ho imparato che non ci si allontana dall'isola perché appena fuori dalla barriera protettiva che essa esercita sulle correnti, si può essere trascinati via subito; che non si comincia a nuotare scendendo la corrente perché poi risalirla quando sei stanco è impossibile; che non ci si avventura in una direzione se prima non si sa come girerà la corrente, perché se sei andato nella direzione sbagliata, non torni piú indietro... Bisogna quindi sforzarsi di ragionare un po' prima di entrare in acqua e, se si hanno dubbi, meglio rinunciare.
Insomma, non pretendo che tutti siano guru dei pericoli marini, ma non voglio che proprio i meno preparati impongano regole di sicurezza agli altri. Tutto qui.
Volevo aggiungere due parole a riguardo della preparazione del personale. Raramente mi sono capitati istruttori di sub o snorkeling che spiegassero come comportarsi correttamente in acqua, specie dal punto di vista dei pericoli e del rispetto ambientale: tuttt'al piú si limitano a dirti di stare vicino e basta.
Poi succedono i danni o le disgrazie. Da sempre scendo con una pletora di sedicenti subaioli che si aggrappano a tutto l'aggrappabile. Quando, in superficie, mi lamento con gli istruttori, fanno spallette: "Eh, le cattive abitudini!" A questi "sportivi" (compresi gl'istruttori) dovrebbero sí mettere il salvagente... Rigorosamente gonfio di idrogeno.