L'altra faccia delle Maldive
Moderatori: alssio, Davide, Lo Staff di TuttoMaldive, Rosaria
-
- Moderatore del forum
- Messaggi: 6488
- Iscritto il: dom ott 17, 2004 4:36 pm
- Località: Catania
- Contatta:
L'altra faccia delle Maldive
L'altra faccia delle Maldive
DOMANI IN EDICOLA SU "D" DI REPUBBLICA
C'è la storia di Evan, mai tornato a casa. E quella di Ic, che lotta per la libertà del suo popolo. Tutto quello che i turisti in cerca del sogno non vedranno mai
di ERWIN KOCH
La madre apre una borsa di plastica, estrae una foto, la mette sulla macchina da cucire, la guarda, resta in silenzio. Trema. "Dalle orecchie", dice, "gli usciva la sabbia bianca". La stessa sabbia che, unita al verde trasparente di questo mare, incanta i turisti che arrivano qui a Male, capitale delle Maldive, vengono portati sulle cento isole precluse agli abitanti e nulla vedono o sanno che possa disturbare il loro sogno. Certo non la storia di un giovane uomo, chiamato Evan e di sua madre Mariyam, di IC, di Hussein Salah....
Evan Naseem, il secondo figlio di Mariyam Manike, è morto a 19 anni, il 19 settembre 2003, di mercoledì. Come un terzo dei giovani maldiviani era tossicodipendente: era stato trovato con della droga e portato nella prigione-isola di Maafushi. In carcere c'era stata una rissa, lui si era tenuto in disparte, ma le guardie andarono a prenderlo lo stesso: "Non mi toccate", aveva urlato, afferrando un pezzo di legno. Le guardie arrivarono, lo legarono ad un palo e lo picchiarono in dodici. Con pugni, calci e bastoni. Poi lo lasciarono per terra, senza vita, sulla sabbia bianca.
Mariyam Manike ricorda che una guardia bussò alla sua porta: doveva chiamare il suo capo, le disse, il capo delle guardie. Suo figlio è morto, annunciò quello. Qualcuno la accompagnò a vedere il cadavere, ma le mostrarono solo il volto. Lei però strappò il lenzuolo: vide ematomi, ferite, sangue. Uno disse: il cadavere deve essere immediatamente seppellito, come comanda Dio. Non prima, urlò Mariyam, che lo veda il mondo. Al funerale c'erano centinaia di persone. Più tardi la gente diede fuoco ad alcune stazioni di polizia di Male, all'ufficio del tribunale, all'alto Parlamento, mentre nel carcere di Maafushi cominciò una rivolta dei prigionieri. Le guardie uccisero tre detenuti, ne ferirono diciassette.
Maumoon Abdul Gayoom dichiarò il coprifuoco e lo stato d'emergenza, sospendendo i poteri costituzionali. Poteva, anzi può farlo. Ha un mandato che lo fa succedere a se stesso sin dal 1978: è presidente, capo della polizia, dell'esercito, dei vigili del fuoco, della giustizia e, fino a qualche tempo fa, anche delle finanze e della Banca centrale. Possiede una pista d'atterraggio, un'isola privata e partecipazioni nei complessi turistici, unica ricchezza del paese. I suoi ministri sono tutti amici o parenti. Dopo la morte di Evan, per sedare la protesta popolare, Gaymoon insediò una commissione d'inchiesta e gli autori dell'omicidio furono arrestati. Di recente la loro condanna a morte è stata trasformata in ergastolo.
Mariyam Manike continua il suo racconto: "Undici mesi dopo la morte di Evan ci riunimmo nella grande piazza davanti al quartiere generale della polizia perché cinque democratici riformisti erano stati arrestati. Venne il buio e nella piazza eravamo ormai 10 mila. La polizia entrò con i carri armati e ci inseguì per la città. Io urlai: avete ucciso mio figlio, Evan Naseem".
Il presidente Gayoom parlò di sollevazione contro la patria, fece arrestare 600 persone, oscurò internet.
Da Maryam la polizia arrivò il giorno successivo: uno tirò fuori un manganello e cominciò a picchiarla. Si mise a ridere quando il sangue cominciò a ricoprirle le gambe e piedi. Era il 13 agosto 2004. Fu portata prima sull'isola di Girifushi, luogo d'addestramento della polizia, poi a Dhoonidhoo, l'isola degli interrogatori che si trova a nord, non lontano dall'aeroporto in cui arrivano turisti ignari. Lì qualche volta, con le catene ai piedi, poteva uscire per fare il bucato e vedeva gli assassini del figlio, dodici uomini che giocavano a carte, parlando forte e allegri. Un giorno incontrò un prigioniero con i capelli neri e lunghi; tremava dalla paura e dal dolore, le disse di chiamarsi IC. L'11 ottobre 2004, la polizia la rimandò a casa. Dopo lo tsunami il presidente Gayoom concesse l'indulto. Oggi Mariyam dice: "Non sono più lo stessa". Ma, dopo la morte di Evan, secondo lei "anche lo stato non è più lo stesso". Vero: i maldiviani si sono ribellati per la prima volta, l'unione Europea ha iniziato a chiedere riforme. Due anni fa, Gaymoon ha dovuto autorizzare altri partiti politici. Come quello dei suoi oppositori, il partito democratico che ha la sua roccaforte nell'atollo di Addu.
Nella sala da pranzo dell'unico hotel di Gan, atollo di Addu, sta seduto l'uomo che Mariyam ricorda. "Non voglio fare la rivoluzione", dichiara Abdullah Rasheed, che tutti chiamano IC. "Vorrei che ci fossero elezioni libere e pacifiche, un Parlamento che rappresenti il popolo". Mesi fa, racconta, Gaymoon era arrivato qui per inaugurare una pista di atterraggio. La polizia aveva ordinato alla popolazione di dipingere le case, rastrellare le aree verdi e mettersi ai lati della strada per applaudire. Chi rimane a casa verrà arrestato, avevano minacciato. "Due giorni prima", ricorda Ic "avevamo scritto slogan sui muri della città: dove sono le riforme? Dov'è la nuova costituzione? Anni, il segretario del Partito democratico, era venuto per aiutarci. Hussein Salah è stato il suo autista. Ha pagato con la vita".
La strada più lunga della Repubblica, 18 chilometri, unisce quattro isole: Gan appunto e poi Feydu, Maradhu, Hithadhu. Lungo i lati palme e baracche con il tetto di lamiera ondulata, davanti alle quali le donne pestano il corallo e gli uomini riempiono di finissima sabbia bianca dei sacchetti che rivendono a 20 centesimi di euro l'uno come materiale per la costruzione. Anche Hussein Salah, 30 anni, riempiva sacchetti di sabbia. Il 7 aprile 2007, ha portato sulla sua moto Anni, il segretario dei democratici: lo aveva conosciuto nel carcere di Maafushi. Qualche ora dopo, Anni ricevette un sms: "uno di voi due deve morire".
La sera del 9 aprile, la polizia andò a prelevare Hussein. Il 12 aprile, lui chiamò da Male. "Aveva detto che sarebbe tornato presto", si dispera oggi il fratello Ibrahim Zareer in questa piccola casa di cemento e lamiera a Naazukee Hingun, Hithadhu, nell'atollo di Addu. Dietro di lui, quasi cieco, c'è il padre, accanto la madre, i fratelli, le sorelle. La sera del giorno dopo un poliziotto telefonò riferendo che Hussein era stato liberato. Ma la mattina del 15 aprile i pescatori trovarono il suo cadavere sulla costa a sud di Male. All'ospedale, un medico esaminò il corpo: il volto e il corpo erano gonfi e coperti di sangue, il setto nasale fratturato, gli mancavano alcuni denti. Causa della morte: not known (sconosciuta). Il fratello partì per Male. "Il cadavere, gonfio e maleodorante, era nella morgue di Galholu, senza refrigerazione. "Tuo fratello deve essere seppellito subito, così vuole Dio", mi dissero. Ma io risposi che volevo l'autopsia". Davanti alla morgue si erano raccolte prima decine di persone, poi centinaia. La polizia arrivò a disperderle. La televisione di stato comunicò che Hussein Salah era un tossicodipendente e un ladro e che era stato rilasciato dalla polizia due giorni prima. "Volevo un'autopsia", piange oggi il fratello cullando la figlia.
L'autopsia è stata effettuata, il 21 aprile 2007, a Colombo, nello Sri Lanka. Alle 4 del pomeriggio il medico ha chiamato il fratello di Hussein, e gli ha detto di avere mandato il rapporto all'ambasciatore delle Maldive a Colombo. "Mezz'ora più tardi", balbetta il fratello, "mio zio ci ha detto che la televisione di Stato aveva appena sostenuto che Hussein era annegato, che il corpo non presentava ferite o fratture e che era da escludere una morte imputabile a violenza fisica".
Improvvisamente, il padre si raddrizza sulla sedia: "Mi chiamo Hassan Zareer, solo un uomo anziano e conosco la vita degli uomini. Il medico di Colombo è anziano come me. Due governi, quello maldiviano e quello dello Sri Lanka, lo hanno convinto, volevano un risultato a loro gradito. Si diventa molto deboli quando si è anziani".
(ha collaborato Assunta Sarlo)
(21 dicembre 2007)
DOMANI IN EDICOLA SU "D" DI REPUBBLICA
C'è la storia di Evan, mai tornato a casa. E quella di Ic, che lotta per la libertà del suo popolo. Tutto quello che i turisti in cerca del sogno non vedranno mai
di ERWIN KOCH
La madre apre una borsa di plastica, estrae una foto, la mette sulla macchina da cucire, la guarda, resta in silenzio. Trema. "Dalle orecchie", dice, "gli usciva la sabbia bianca". La stessa sabbia che, unita al verde trasparente di questo mare, incanta i turisti che arrivano qui a Male, capitale delle Maldive, vengono portati sulle cento isole precluse agli abitanti e nulla vedono o sanno che possa disturbare il loro sogno. Certo non la storia di un giovane uomo, chiamato Evan e di sua madre Mariyam, di IC, di Hussein Salah....
Evan Naseem, il secondo figlio di Mariyam Manike, è morto a 19 anni, il 19 settembre 2003, di mercoledì. Come un terzo dei giovani maldiviani era tossicodipendente: era stato trovato con della droga e portato nella prigione-isola di Maafushi. In carcere c'era stata una rissa, lui si era tenuto in disparte, ma le guardie andarono a prenderlo lo stesso: "Non mi toccate", aveva urlato, afferrando un pezzo di legno. Le guardie arrivarono, lo legarono ad un palo e lo picchiarono in dodici. Con pugni, calci e bastoni. Poi lo lasciarono per terra, senza vita, sulla sabbia bianca.
Mariyam Manike ricorda che una guardia bussò alla sua porta: doveva chiamare il suo capo, le disse, il capo delle guardie. Suo figlio è morto, annunciò quello. Qualcuno la accompagnò a vedere il cadavere, ma le mostrarono solo il volto. Lei però strappò il lenzuolo: vide ematomi, ferite, sangue. Uno disse: il cadavere deve essere immediatamente seppellito, come comanda Dio. Non prima, urlò Mariyam, che lo veda il mondo. Al funerale c'erano centinaia di persone. Più tardi la gente diede fuoco ad alcune stazioni di polizia di Male, all'ufficio del tribunale, all'alto Parlamento, mentre nel carcere di Maafushi cominciò una rivolta dei prigionieri. Le guardie uccisero tre detenuti, ne ferirono diciassette.
Maumoon Abdul Gayoom dichiarò il coprifuoco e lo stato d'emergenza, sospendendo i poteri costituzionali. Poteva, anzi può farlo. Ha un mandato che lo fa succedere a se stesso sin dal 1978: è presidente, capo della polizia, dell'esercito, dei vigili del fuoco, della giustizia e, fino a qualche tempo fa, anche delle finanze e della Banca centrale. Possiede una pista d'atterraggio, un'isola privata e partecipazioni nei complessi turistici, unica ricchezza del paese. I suoi ministri sono tutti amici o parenti. Dopo la morte di Evan, per sedare la protesta popolare, Gaymoon insediò una commissione d'inchiesta e gli autori dell'omicidio furono arrestati. Di recente la loro condanna a morte è stata trasformata in ergastolo.
Mariyam Manike continua il suo racconto: "Undici mesi dopo la morte di Evan ci riunimmo nella grande piazza davanti al quartiere generale della polizia perché cinque democratici riformisti erano stati arrestati. Venne il buio e nella piazza eravamo ormai 10 mila. La polizia entrò con i carri armati e ci inseguì per la città. Io urlai: avete ucciso mio figlio, Evan Naseem".
Il presidente Gayoom parlò di sollevazione contro la patria, fece arrestare 600 persone, oscurò internet.
Da Maryam la polizia arrivò il giorno successivo: uno tirò fuori un manganello e cominciò a picchiarla. Si mise a ridere quando il sangue cominciò a ricoprirle le gambe e piedi. Era il 13 agosto 2004. Fu portata prima sull'isola di Girifushi, luogo d'addestramento della polizia, poi a Dhoonidhoo, l'isola degli interrogatori che si trova a nord, non lontano dall'aeroporto in cui arrivano turisti ignari. Lì qualche volta, con le catene ai piedi, poteva uscire per fare il bucato e vedeva gli assassini del figlio, dodici uomini che giocavano a carte, parlando forte e allegri. Un giorno incontrò un prigioniero con i capelli neri e lunghi; tremava dalla paura e dal dolore, le disse di chiamarsi IC. L'11 ottobre 2004, la polizia la rimandò a casa. Dopo lo tsunami il presidente Gayoom concesse l'indulto. Oggi Mariyam dice: "Non sono più lo stessa". Ma, dopo la morte di Evan, secondo lei "anche lo stato non è più lo stesso". Vero: i maldiviani si sono ribellati per la prima volta, l'unione Europea ha iniziato a chiedere riforme. Due anni fa, Gaymoon ha dovuto autorizzare altri partiti politici. Come quello dei suoi oppositori, il partito democratico che ha la sua roccaforte nell'atollo di Addu.
Nella sala da pranzo dell'unico hotel di Gan, atollo di Addu, sta seduto l'uomo che Mariyam ricorda. "Non voglio fare la rivoluzione", dichiara Abdullah Rasheed, che tutti chiamano IC. "Vorrei che ci fossero elezioni libere e pacifiche, un Parlamento che rappresenti il popolo". Mesi fa, racconta, Gaymoon era arrivato qui per inaugurare una pista di atterraggio. La polizia aveva ordinato alla popolazione di dipingere le case, rastrellare le aree verdi e mettersi ai lati della strada per applaudire. Chi rimane a casa verrà arrestato, avevano minacciato. "Due giorni prima", ricorda Ic "avevamo scritto slogan sui muri della città: dove sono le riforme? Dov'è la nuova costituzione? Anni, il segretario del Partito democratico, era venuto per aiutarci. Hussein Salah è stato il suo autista. Ha pagato con la vita".
La strada più lunga della Repubblica, 18 chilometri, unisce quattro isole: Gan appunto e poi Feydu, Maradhu, Hithadhu. Lungo i lati palme e baracche con il tetto di lamiera ondulata, davanti alle quali le donne pestano il corallo e gli uomini riempiono di finissima sabbia bianca dei sacchetti che rivendono a 20 centesimi di euro l'uno come materiale per la costruzione. Anche Hussein Salah, 30 anni, riempiva sacchetti di sabbia. Il 7 aprile 2007, ha portato sulla sua moto Anni, il segretario dei democratici: lo aveva conosciuto nel carcere di Maafushi. Qualche ora dopo, Anni ricevette un sms: "uno di voi due deve morire".
La sera del 9 aprile, la polizia andò a prelevare Hussein. Il 12 aprile, lui chiamò da Male. "Aveva detto che sarebbe tornato presto", si dispera oggi il fratello Ibrahim Zareer in questa piccola casa di cemento e lamiera a Naazukee Hingun, Hithadhu, nell'atollo di Addu. Dietro di lui, quasi cieco, c'è il padre, accanto la madre, i fratelli, le sorelle. La sera del giorno dopo un poliziotto telefonò riferendo che Hussein era stato liberato. Ma la mattina del 15 aprile i pescatori trovarono il suo cadavere sulla costa a sud di Male. All'ospedale, un medico esaminò il corpo: il volto e il corpo erano gonfi e coperti di sangue, il setto nasale fratturato, gli mancavano alcuni denti. Causa della morte: not known (sconosciuta). Il fratello partì per Male. "Il cadavere, gonfio e maleodorante, era nella morgue di Galholu, senza refrigerazione. "Tuo fratello deve essere seppellito subito, così vuole Dio", mi dissero. Ma io risposi che volevo l'autopsia". Davanti alla morgue si erano raccolte prima decine di persone, poi centinaia. La polizia arrivò a disperderle. La televisione di stato comunicò che Hussein Salah era un tossicodipendente e un ladro e che era stato rilasciato dalla polizia due giorni prima. "Volevo un'autopsia", piange oggi il fratello cullando la figlia.
L'autopsia è stata effettuata, il 21 aprile 2007, a Colombo, nello Sri Lanka. Alle 4 del pomeriggio il medico ha chiamato il fratello di Hussein, e gli ha detto di avere mandato il rapporto all'ambasciatore delle Maldive a Colombo. "Mezz'ora più tardi", balbetta il fratello, "mio zio ci ha detto che la televisione di Stato aveva appena sostenuto che Hussein era annegato, che il corpo non presentava ferite o fratture e che era da escludere una morte imputabile a violenza fisica".
Improvvisamente, il padre si raddrizza sulla sedia: "Mi chiamo Hassan Zareer, solo un uomo anziano e conosco la vita degli uomini. Il medico di Colombo è anziano come me. Due governi, quello maldiviano e quello dello Sri Lanka, lo hanno convinto, volevano un risultato a loro gradito. Si diventa molto deboli quando si è anziani".
(ha collaborato Assunta Sarlo)
(21 dicembre 2007)
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina
rosaria@tuttomaldive.it
Rannalhi 01/2004 ; Madoogali 12/2004; Madoogali - 07/2005
rosaria@tuttomaldive.it
Rannalhi 01/2004 ; Madoogali 12/2004; Madoogali - 07/2005
- giovanni.sala
- Utente Esperto
- Messaggi: 944
- Iscritto il: ven set 29, 2006 8:12 am
- Località: Milano
Rosaria: sono stupidaggini scritte per riempire pagine di giornali.
Malè è pieno di droga lo sappiamo da 10 anni.
Gayuum è un presidente tipo dittatore, siamo in una guerra e i morti ci devono pur essere.
Rasheed è padrone di 3/4 di Addu (Herathera compresa che NON parte mai) ed è uguale/peggio di quell'altro (Gayuum) (lo conoscevo quando con la sua truppa "rubava aragoste" per rivenderle a Male 20 anni fa)
In Italia ci sono sei morti ammazzati al giorno e non fanno scalpore.
Qui si va a base di lingue di sabbia-lato tramonto-buffet-e maldiviani adorabili ....ma la realtà è questa ed il bello deve ancora venire.
Tutto li.
Il carcere è duro e lo deve essere (non un albergo come in Italia) e se ci scappa un morto amen...è guerra.forse non lo avete capito.
Il resto ?? :tutta pia illusione e buonismo dei peggiori.
Malè è pieno di droga lo sappiamo da 10 anni.
Gayuum è un presidente tipo dittatore, siamo in una guerra e i morti ci devono pur essere.
Rasheed è padrone di 3/4 di Addu (Herathera compresa che NON parte mai) ed è uguale/peggio di quell'altro (Gayuum) (lo conoscevo quando con la sua truppa "rubava aragoste" per rivenderle a Male 20 anni fa)
In Italia ci sono sei morti ammazzati al giorno e non fanno scalpore.
Qui si va a base di lingue di sabbia-lato tramonto-buffet-e maldiviani adorabili ....ma la realtà è questa ed il bello deve ancora venire.
Tutto li.
Il carcere è duro e lo deve essere (non un albergo come in Italia) e se ci scappa un morto amen...è guerra.forse non lo avete capito.
Il resto ?? :tutta pia illusione e buonismo dei peggiori.
giovanni.sala ha scritto: Il carcere è duro e lo deve essere (non un albergo come in Italia) e se ci scappa un morto amen...è guerra.forse non lo avete capito.
Questa affermazione mi sembra una stro**ata colossale.
Già è grave che in una prigione ci scappi il morto anche se si tratta di un feroce criminale (io penso che un criminale ci debba marcire in prigione e senza sconti, non che ci debba morire pestato), ma se non si tratta di un criminale ma di un oppositore politico... siamo veramente all'assurdo....
Poi va bene che noi non possiamo/vogliamo rinunciare alle nostre vacanze, come hai scritto tu, "a base di lingue di sabbia-lato tramonto-buffet-e maldiviani adorabili", ma per questo non è giusto banalizzare quello che succede in quel paese, come se si trattasse di un telefilm...
ferrari.m
-
- Collaboratore del forum
- Messaggi: 348
- Iscritto il: mar feb 28, 2006 10:53 am
- Località: como
Condivido che le notizie che ci giungono sono spesso costruite su una "mezza" verità ed una "mezza" fantasia (prima riga di Giovanni).
Condivido anche che la droga sia un male di Male e che quello di Gayuum non sia certamente un governo democratico (seconda riga e mezza di Giovanni).
Ma il sarcasmo ironico che segue...mi è molto difficile da condividere...
Alvise
Condivido anche che la droga sia un male di Male e che quello di Gayuum non sia certamente un governo democratico (seconda riga e mezza di Giovanni).
Ma il sarcasmo ironico che segue...mi è molto difficile da condividere...
Alvise
-
- Moderatore del forum
- Messaggi: 6488
- Iscritto il: dom ott 17, 2004 4:36 pm
- Località: Catania
- Contatta:
Purtroppo le notizie per colpa dei giornalisti che tendono ad esagerare, sono per metà vere e per metà inventate.
Nemmeno io sono d'accordo sull'ultima parte del messaggio di giovanni
Nemmeno io sono d'accordo sull'ultima parte del messaggio di giovanni
Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina
rosaria@tuttomaldive.it
Rannalhi 01/2004 ; Madoogali 12/2004; Madoogali - 07/2005
rosaria@tuttomaldive.it
Rannalhi 01/2004 ; Madoogali 12/2004; Madoogali - 07/2005
con tutti i posti sfigati che ci sono ...sentito in kenia fra malaria e delinquenza? e i tifoni in indonesia con frane e piogge torrenziali?? e i russi che hanno devastato il mar rosso??????
ormai il mondo è un terno al lotto...!!!!
ormai il mondo è un terno al lotto...!!!!
mal di maldive - athuruga 1996 - velidhu 2002 - thudufushi 2003 - Moofushi 2006- Dhiggiri 2007- Bathala 2008- makunudho 2009- adesso vedo...
- giovanni.sala
- Utente Esperto
- Messaggi: 944
- Iscritto il: ven set 29, 2006 8:12 am
- Località: Milano
Sono d'accordo sul NON CONCORDARE........
purtroppo ho sbattuto troppe volte il naso e questo mi fa , non pensare negativo , ma pensare -esempio - che un napalm su un villaggio qualsiasi in Rhodesia..sia energia (cinetica) sprecata...ci pensa la natura a ristabilire gli equilibri prima o poi.
E penso che anche questo gretto esempio non sia condiviso.
Mi scuso...ma la penso cosi e mi "scappa di scriverlo".
Bella Como Sig. Alvise...molto bella e bello il lago....(purtropo faccio parte dei fracassoni dell'AeC Como..altre scuse!!!
purtroppo ho sbattuto troppe volte il naso e questo mi fa , non pensare negativo , ma pensare -esempio - che un napalm su un villaggio qualsiasi in Rhodesia..sia energia (cinetica) sprecata...ci pensa la natura a ristabilire gli equilibri prima o poi.
E penso che anche questo gretto esempio non sia condiviso.
Mi scuso...ma la penso cosi e mi "scappa di scriverlo".
Bella Como Sig. Alvise...molto bella e bello il lago....(purtropo faccio parte dei fracassoni dell'AeC Como..altre scuse!!!
- giovanni.sala
- Utente Esperto
- Messaggi: 944
- Iscritto il: ven set 29, 2006 8:12 am
- Località: Milano
-
- Collaboratore del forum
- Messaggi: 348
- Iscritto il: mar feb 28, 2006 10:53 am
- Località: como
Fai iperbene a scrivere ciò che pensi! Soprattutto quando dimostri, come in questo caso, di accettare anche che qualcuno possa non condividere.Mi scuso...ma la penso cosi e mi "scappa di scriverlo".
Per quanto riguarda l’AeC Como tu non immagini quanto si sia, tu ed io, vicini.
- 1965: inizio a volare sugli alianti (attività che pratico ancora oggi preso l’AeC di Alzate Brianza)
- 1989: brevetto di parapendio. Volo di montagna e mi lancio a piedi e con gli sci (splendido!)
- 1992: aggiungo il piacere dell’ultraleggero (quello vero: tubi e tela. Praticamente un go-cart con le ali…). Mi capita anche di fare giri d’estate dormendo in tenda sotto le sue ali. In seguito prendo l’abilitazione ed aggiungo gli scarponi per qualche voletto al mare.
Come vedi su questo immenso piacere di volare … Condividiamo !
Sul fatto che mi chiami “Sig. Alvise” delle due l’una: se è una forma di rispetto NON condivido, se invece è una presa per i fondelli… allora va bene, condivido !!!
Alvise