Maldiviani ultra-ecologisti ma già pronti per l' esodo
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Maldiviani ultra-ecologisti ma già pronti per l' esodo
Maldiviani ultra-ecologisti ma già pronti per l' esodo.
Elezioni con l' acqua (quasi) alla gola, 120 centimetri sopra il livello del mare: ieri i maldiviani hanno votato nelle prime elezioni multipartitiche della loro storia. Storia che però rischia di affondare sotto l' onda del riscaldamento globale: l' Onu prevede che entro il 2100 gli oceani si alzeranno di mezzo metro, c' è chi dice un metro e 40. Tra un secolo urne subacquee? C' è poco da scherzare. Era serio il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed nel novembre scorso: appena eletto disse ai concittadini di darci dentro con il turismo e raccogliere abbastanza denaro per comprarsi una nuova patria, un pezzo di Australia o di India dove trasferirsi in massa prima dell' alta marea. Non sono tanti, i maldiviani: 350 mila, come gli abitanti di Firenze. Chi vorrebbe uno scambio Piazza della Signoria-Malè? Nasheed, 42 anni, ex giornalista che ha conosciuto la galera e l' esilio sotto il dittatore Gayoom, ha un' idea che suona un filo più fattibile dell' esodo incrociato atolli corallini-colline del Chianti: fare delle Maldive il primo Paese a emissioni zero. Niente gas inquinanti, solo pannelli solari ed energia eolica. E la nuova patria? Ci ha ripensato: «Trasferirsi altrove non è realistico - dice Nasheed al perplesso inviato dell' Herald Tribune - Anche l' India o l' Australia avranno il problema di ricollocare milioni di persone in fuga dalle coste». E allora? Il presidente non entra nei dettagli. Invita chi ha un' idea per rendere le Maldive un paradiso ecologico a farsi avanti. Ma anche se così diventasse, è difficile che i Grandi Inquinatori ne seguano l' esempio. E 120 centimetri sono pochi, pochissimi. M. Fa.
Farina Michele
Elezioni con l' acqua (quasi) alla gola, 120 centimetri sopra il livello del mare: ieri i maldiviani hanno votato nelle prime elezioni multipartitiche della loro storia. Storia che però rischia di affondare sotto l' onda del riscaldamento globale: l' Onu prevede che entro il 2100 gli oceani si alzeranno di mezzo metro, c' è chi dice un metro e 40. Tra un secolo urne subacquee? C' è poco da scherzare. Era serio il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed nel novembre scorso: appena eletto disse ai concittadini di darci dentro con il turismo e raccogliere abbastanza denaro per comprarsi una nuova patria, un pezzo di Australia o di India dove trasferirsi in massa prima dell' alta marea. Non sono tanti, i maldiviani: 350 mila, come gli abitanti di Firenze. Chi vorrebbe uno scambio Piazza della Signoria-Malè? Nasheed, 42 anni, ex giornalista che ha conosciuto la galera e l' esilio sotto il dittatore Gayoom, ha un' idea che suona un filo più fattibile dell' esodo incrociato atolli corallini-colline del Chianti: fare delle Maldive il primo Paese a emissioni zero. Niente gas inquinanti, solo pannelli solari ed energia eolica. E la nuova patria? Ci ha ripensato: «Trasferirsi altrove non è realistico - dice Nasheed al perplesso inviato dell' Herald Tribune - Anche l' India o l' Australia avranno il problema di ricollocare milioni di persone in fuga dalle coste». E allora? Il presidente non entra nei dettagli. Invita chi ha un' idea per rendere le Maldive un paradiso ecologico a farsi avanti. Ma anche se così diventasse, è difficile che i Grandi Inquinatori ne seguano l' esempio. E 120 centimetri sono pochi, pochissimi. M. Fa.
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Maldive: «Ci compriamo un altro paese»
Maldive: «Ci compriamo un altro paese».
Di fronte ai rischi dell'innalzamento delle acque dell'oceano Indiano
Il nuovo presidente dell'arcipelago annuncia un fondo per finanziare l'acquisto: «Non vogliamo diventare profughi»
LONDRA - I maldiviani, che abitano terre emerse con un'altezza media sul livello del mare di 1,5 metri, guardano con preoccupazione i dati sul riscaldamento globale e sull'innalzamento delle acque. Il nuovo presidente Mohamed Nasheed ha detto al Guardian che il suo paese è intenzionato a creare un fondo per potersi così comprare una nuova patria nel caso in cui l'oceano Indiano dovesse per davvero sommergere l'arcipelago, causa riscaldamento globale.
«NON VOGLIAMO DIVENTARE PROFUGHI» - «Non vogliamo lasciare le Maldive», ha detto il neo-presidente Nasheed, «ma non vogliamo nemmeno diventare profughi e vivere per decenni nelle tende». «Non possiamo fare niente, da soli, per fermare il cambiamento climatico - ha detto Nasheed - e così non ci resta che comprare terra da qualche altra parte. È una sorta di assicurazione contro il peggior scenario possibile». Il nuovo premier delle Maldive, che ufficialmente prenderà il controllo della nazione martedì, ha rivelato che molti paesi si sono dimostrati «ricettivi». Per costruire i capitali necessari, Nasheed darà vita a un fondo "sovrano" simile a quelli messi in piedi dai paesi ricchi di petrolio del Medio Oriente con i guadagni in surplus del greggio.
Di fronte ai rischi dell'innalzamento delle acque dell'oceano Indiano
Il nuovo presidente dell'arcipelago annuncia un fondo per finanziare l'acquisto: «Non vogliamo diventare profughi»
LONDRA - I maldiviani, che abitano terre emerse con un'altezza media sul livello del mare di 1,5 metri, guardano con preoccupazione i dati sul riscaldamento globale e sull'innalzamento delle acque. Il nuovo presidente Mohamed Nasheed ha detto al Guardian che il suo paese è intenzionato a creare un fondo per potersi così comprare una nuova patria nel caso in cui l'oceano Indiano dovesse per davvero sommergere l'arcipelago, causa riscaldamento globale.
«NON VOGLIAMO DIVENTARE PROFUGHI» - «Non vogliamo lasciare le Maldive», ha detto il neo-presidente Nasheed, «ma non vogliamo nemmeno diventare profughi e vivere per decenni nelle tende». «Non possiamo fare niente, da soli, per fermare il cambiamento climatico - ha detto Nasheed - e così non ci resta che comprare terra da qualche altra parte. È una sorta di assicurazione contro il peggior scenario possibile». Il nuovo premier delle Maldive, che ufficialmente prenderà il controllo della nazione martedì, ha rivelato che molti paesi si sono dimostrati «ricettivi». Per costruire i capitali necessari, Nasheed darà vita a un fondo "sovrano" simile a quelli messi in piedi dai paesi ricchi di petrolio del Medio Oriente con i guadagni in surplus del greggio.