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Le popolazioni del Sud-Est asiatico non hanno ancora fatto in tempo a riprendersi dal primo tsunami che ha travolto le loro case il 26 dicembre che già devono prepararsi ad affrontare una nuova emergenza maremoto. A dare l'allarme, con un minimo di anticipo stavolta, è stato un gruppo di scienziati londinesi che ha avvisato: "Molto presto, in Asia, potrebbe verificarsi un nuovo e violento terremoto. Altissimo il rischio tsunami". Secondo il team di studiosi dell'Università dell'Ulster di Coleraine, guidato dal professor John McCloskey, lo spostamento della falda sismica al largo della costa di Sumatra, causa della prima scossa, ha accumulato livelli di pressione molto alti, aumentando il rischio di un secondo terremoto di magnitudo 7,5 della scala Richter.
Al momento non è possibile affermare con assoluta certezza quando il fenomeno si riverificherà, tuttavia, proprio poche ore fa, una forte scossa sismica di magnitudo 6,1 sulla scala Richter, ha scatenato il panico nella popolazione della capitale della provincia indonesiana di Aceh. Non ci sono stati danni a cose o persone ma la sua durata, circa 1 minuto, ha fatto rivivere a tutti il terrore tsunami.
''Molti di noi - ha spiegato McCloskey - sono portati a interpretare la cattiva sorte come un qualcosa che se è gia accaduto una volta non può ripetersi. Il lampo non colpisce mai due volte. Ma un grande indicatore sul fatto che state per avere un terremoto è proprio il fatto che ne avete appena avuto uno. Questi sono aumenti significativi ed estensivi della pressione che si registrano sul fondo dell'oceano. Non possiamo dire con certezza che ciò porterà ad un terremoto, ma è il più grande aumento di tensione su una vasta area che noi abbiamo misurato da quando abbiamo cominciato questa ricerca".
Intanto l'Ente meteorologico del Giappone ha fatto sapere di essere pronto a fornire a tutti i paesi che si affacciano sull'Oceano Indiano informazioni utili, e soprattutto in tempo reale, sul possibile arrivo di un'onda anomala. Tale misura preventiva era stata promessa in occasione della conferenza mondiale dell'Onu che, lo scorso gennaio, si è svolta a Kobe. "E' una misura temporanea - ha precisato portavoce dell'Ente - in attesa che tutti i paesi rivieraschi si dotino di un sistema di allarme efficiente. In collaborazione con gli Stati Uniti siamo in grado di inviare 20-30 minuti dopo le prime scosse telluriche informazioni dettagliate sull'arrivo dell'ondata di tsunami. Tutti i paesi della zona dell'Oceano indiano che ne faranno richiesta avranno i nostri dati".
Nonostante siano passati diversi mesi dal giorno del disastro, un altro italiano, Massimo Maraschi di 54 anni, inserito nella lista dei dispersi, sembra aver inviato una cartolina alla famiglia di una sua cara amica. La cartolina, stando a quanto dicono le prime voci, porterebbe la data del primo gennaio. Questo farebbe ipotizzare sia stata dunque scritta cinque giorni dopo lo tsunami, e quindi, come conseguenza, dimostrerebbe che l'uomo, un consulente finanziario, sia ancora vivo.
Ma per quale motivo Maraschi non è ancora rientrato in Italia? Chi lo conosce afferma che l'uomo, non avendo vincoli familiari, è solito recarsi, anche per lunghi periodi, nell'ex Siam.

Speriamo bene....
